Una cosa è certa: la cucina greca è davvero eccezionale!
E’ una gastronomia di carattere mediterraneo e di antichissima tradizione. Non a caso, è tra le più apprezzate insieme a quella italiana e francese.
In Grecia sanno godere dell’ottimo cibo, del buon vino e della compagnia.
Molte delle tradizioni e delle usanze greche accomunano i Paesi mediterranei.
La gente locale, infatti, mangia molto tardi. Non è insolito vedere persone che pranzano alle 15 e cenano alle 22, proprio come in Spagna.
Le origini di molti dei piatti della cucina greca contemporanea affondano le radici nelle varie epoche del passato greco:
- dall’antica Grecia (con Retsina e pasteli);
- al periodo ellenistico, (loukaniko);
- a quello bizantino (feta e avgotaraho);
- e in particolare dalla più recente tradizione ottomana.
Moussakà, tzatziki, yuvarlakia, keftethes, boureki ed altri ancora.
In tutto questo, non manca mai l’olio d’oliva, che potrebbe essere quasi definito l’oro greco, almeno in cucina.
Ma quali sono le specialità greche da provare assolutamente?
Gli antipasti
Un tipico pasto greco parte con i mezédes (antipasti) che possono essere a base di sottaceti e olive neri, o piatti più ricchi che oggi potremmo chiamare finger food.
Tra i più famosi sono:
- gli involtini di riso o carne tritata, risalenti alla tradizione turca, che prendono il nome di dolmádes;
- così come i pitákia che sono delle sfogliatine ripiene di pollo oppure formaggio o, ancora, verdura. La verdura è un elemento che non manca mai ed in particolare alcuni tipi di verdura come il cetriolo. Spesso si accompagna con le salse, altra tradizione tipica della cucina greca.
- La regina delle salse greche è lo tzatziki, ma ci sono anche la taramosaláta, la melitzanosaláta (a base di melanzane) e la skordalia.
Già dall’antipasto è possibile accompagnare il cibo con l’oúzo, il liquore nazionale a base di anice, diversamente da come lo interpretiamo noi in Italia, a fine pasto.
I piatti principali
- Pita Gyros: uno dei piatti più famosi, soprattutto per la loro diffusione in Occidente è il gyros. Spesso sovrapposto e confuso con il kebab, proprio perché di influenza turca. Il Gyros si accompagna molto bene con la Pita, una specie di pane-focaccia, insieme a un condimento che può essere pesante per i palati più delicati, soprattutto a causa della cipolla. Oltre alla cipolla, la salsa tsatziki e il pomodoro;
- Se posso permettermi un parere personale, il piatto di cui mi sono innamorata ad Atene è la Moussakà. Per semplificare la potremmo chiamare un incrocio tra una lasagna e una parmigiana. Ma sarebbe un affronto alla lasagna, alla parmigiana e alla moussakà. È uno sformato di melanzane, patate, ragù e besciamella.
- Frikase: si tratta di un piatto che normalmente si mangia nei giorni freddi invernali. Si prepara con carne stufata di manzo o agnello con verdure verdi e una salsa speciale di succo di limone e uova;
- Gemista: è un altro piatto cotto in forno. Si tratta di un piatto di verdure stufate con riso ed erbe, soprattutto di pomodori, peperoni rossi o verdi, zucchine e melanzane. Le verdure stufate con le patate al forno sono cotte nel succo delle verdure saporite.
I vini
Un mondo a parte è tutto da scoprire è quello dei vini greci. La Grecia è un grande produttore ed esportatore di ottimi vini: il più famoso è la Retsina, un vino bianco resinato. Merita una menzione anche Kokkineli, il Naoussa e il Samos, che potremmo avvicinare al Vin Santo. In generale sono ottimi i vini della zona della Corinzia, regione del Peloponneso attigua all’area di Atene.
I dolci
Culla di sapori antichi, intensi e profumati la pasticceria greca rappresenta quanto più caratteristico esista della cultura mediterranea. Delizie accomunate da un unico e indiscusso legante, il miele, elemento tutt’oggi onnipresente nella pasticceria greca.
Ecco quali non potete assolutamente perdere:
- Loukoumades: frutto d’influenza turca, si tratta di deliziose frittelle tonde cotte in olio bollente, ricoperte da miele, cannella e noci tritate (o mandorle);
- Baklava greca: un dolce sciropposo di origine turca, presente anche nella pasticceria ellenica. Una torta fatta con strati di fillo alternati a mandorle tritate e miele, la cui ricetta originaria vuole che la pasta fillo sia cotta con la frutta secca e poi sciroppata con il miele. Un dolce calorico ma davvero saporito;
- Kataifi: una composizione di fili di pasta fillo che contiene all’interno pezzetti di frutta secca, tra cui noci, pistacchi e mandorle;
- Portokalopita: un’irresistibile torta di pasta fillo al profumo di arancia. L’aroma intenso e deciso del frutto si presta perfettamente con il gusto dello yogurt greco, che regala al dessert una struttura morbida e compatta;
- Galaktoboureko: ingredienti come la pasta fillo e il semolino valorizzano questa dolcissima e succulenta creazione. Si tratta semplicemente di una torta di pasta fillo farcita con burro, semolino, zucchero, maizena, uova, latte, vaniglia e noce moscata, cotta in forno e poi, una volta fredda e tagliata a quadrotti, irrorata con un delizioso sciroppo a base di miele, scorza di limone o arancia.
Un consiglio? Meglio accompagnare tutti questi ottimi dessert con dell’acqua, per spezzarne la dolcezza.
Prezzi per mangiare in Grecia
I prezzi in Grecia, escludendo le più costose Santorini e Mykonos, sono alla portata di tutte le tasche. In media più economici delle città italiane, il prezzo di un piatto completo oscilla tra gli 8 e i 12 euro e normalmente, è troppo grande per una sola persona.
Chi ha un budget di spesa contenuto, può ordinare un gyros in un qualsiasi locale d’asporto (costa circa 3 euro) o un souvlaki, in una delle tante taverne presenti.
Sorprende gradevolmente ai turisti il fatto che, non appena in un ristorante, portano al tavolo dei bicchieri d’acqua. L’acqua in Grecia è buona e, perciò, se non volete bere altro, avrete un piccolo risparmio quando pagherete il conto.
Vi lascio con una curiosità:
Il cappello bianco che caratterizza gli chef di tutto il mondo è nato proprio in Grecia. Nel medioevo, i cuochi che lavoravano nelle cucine dei monasteri, infatti, indossavano alti cappelli bianchi per distinguersi dai monaci che ne indossavano di alti e neri.